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Le talee muoiono quando le metti in terra? Ti spiego perché!

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Nei mesi precedenti avete fatto delle talee (se non sapete cosa sono e/o come si fanno, leggete questo articolo) e adesso che hanno radicato volete trasferirle in terra con un bel vaso. Ma vi assale una certa paura: quando in passato avete tentato questo passaggio la talea non è sopravvissuta. Vi siete chiesti come fosse possibile e dove avevate sbagliato. Ed è giusto porsi questa domanda perché ci sono delle accortezze per garantire il successo di questo trasferimento, appunto, dall’acqua alla terra.

Talee di nodo

Le talee di nodo, ovvero quelle fatte a piante che presentano nodi lungo i rami, sono le più comuni e semplici da fare in casa e ne ho parlato in questo articolo. Anche se la talea ha avuto successo e si sta sviluppando bene può capitare che non riesca a sopravvivere alla messa a dimora in terra, addirittura marcendo o magari seccandosi, così da mandare in fumo il lavoro fatto e l’attesa di mesi per vederla mettere le radici. In questo articolo vediamo insieme questa problematica: vi darò i miei personali consigli per far sopravvivere le vostre talee e farle diventare piante indipendenti, sane e rigogliose e quindi scongiurare definitivamente la possibilità di un fallimento.

Come scegliere il momento migliore per passarla in terra?

Personalmente preferisco aspettare che la talea abbia sviluppato delle radici abbastanza lunghe. Per me il momento migliore è quando queste sono di 7-15 centimetri perciò preferisco aspettare un po’, senza avere fretta di effettuare il trasferimento. Aspettare che le radici crescano ha i suoi pro e i suoi contro però: vuol dire, infatti, che la talea ha passato molto tempo in acqua (magari mesi) e che quindi si è abituata ad un substrato costantemente umido. Ma per me il gioco vale la candela anche perché ho capito quali accorgimenti prendere affinché non patisca.

La scelta del substrato in cui trasferirla

Anzitutto scegliamo il substrato che preferiamo per la nostra talea. Non è detto che il suo destino sia il terriccio: possiamo decidere di metterla in semi idroponica (magari con argilla espansa o perlite o pon ecc) oppure in sfagno e perlite oppure ancora nel mix che preferiamo e/o che ci è più congeniale. Esistono, infatti, molteplici varianti di substrato in cui poter coltivare le nostre piante e sperimentare in tal senso è veramente bello. Tra l’altro, conoscere e provare substrati diversi usando proprio le talee è un ottimo modo per imparare: se abbiamo una decina di talee di pothos, ad esempio, possiamo decidere di metterle tutte in substrati diversi e vedere quale ci dà risultati migliori e, magari, facendo delle prove, arrivare ad inventare il nostro mix del cuore.

Come evitare lo shock del rinvaso

Dopo il rinvaso nel substrato scelto, lo so, arriva la criticità. Ma come mai succede? E’ molto semplice: la pianta subisce uno shock per il cambio di substrato ovvero passa improvvisamente da una situazione in cui riceve idratazione al 100% ad una in cui la radici si trovano improvvisamente a ”secco”.

Che sia terriccio, argilla espansa, pon oppure perlite+sfagno (come vedete nella foto qui accanto) ciò che va fatto è fornire alla nostra talea l’idratazione necessaria per circa 2 o 3 settimane, come se fosse ancora in acqua.

Se la stiamo trasferendo in semi idroponica (se non sai cos’è ne parlo in questo articolo), quindi in un substrato inerte, sarà molto semplice: basterà tenere alto il livello d’acqua del coprivaso. Invece, quindi, di mettere acqua fino ad 1/3 per i primi tempi metteremo acqua fino sopra, coprendo l’intero vaso. E poi, gradualmente, ridurremo questo livello fino a riportarlo sotto le radici.

Se la stiamo trasferendo in terriccio vale più o meno lo stesso concetto: il substrato va mantenuto sempre umido per le prime settimane e mai lasciato asciugare completamente; poi va gradualmente ridotta la frequenza delle annaffiature con il passare del tempo.

Mentre nella semi idroponica è difficile sbagliare questo trasferimento (perché mettere più acqua del necessario non compromette la salute della pianta) nel caso del terriccio dobbiamo fare attenzione. Questo perché annaffiare troppo e troppo spesso può portare a ristagni idrici e marciumi come spiego in questo articolo. Quindi assicuriamoci di non esagerare, di lasciare il terriccio umido ma non zuppo e di non lasciare acqua nel coprivaso o nel sottovaso.

Quando concimare

Visto che la piantina sta già subendo uno “stress”, cercando di adattarsi alla sua nuova casa, non dobbiamo fornirle ulteriori cose da gestire: il concime, seppur fondamentale per le nostre piante, in alcuni casi va sospeso per un piccolo periodo e questo caso è uno di quelli. Possiamo cominciare a nutrire la piantina dopo 2/3 settimane dal suo rinvaso, magari diluendo un po’ di più rispetto a quanto indicato sulla confezione. Se non avete un concime vi consiglio l’acquisto di questo, questo oppure questo. Invece per le coltivazioni in semi idroponica o idroponica (ma in realtà vanno bene anche per tutti gli altri substrati) consiglio questo set da tre oppure questo.

Come aumentare il successo delle talee

C’è poi ovviamente un consiglio 2.0 (non obbligatorio cioè) che posso darvi in base alla mia esperienza ovvero quello di usare una cupola sopra il vaso oppure metterla dentro una serra/serretta. Grazie all’umidità ambientale e alla temperatura costante che questi ambienti favoriscono naturalmente, la neo piantina avrà un microclima ideale in cui ambientarsi, diventare forte e crescere un po’ di più prima di essere messa in giro per casa. Questo consiglio è particolarmente efficace d’inverno oppure se abbiamo una casa molto secca o piena i spifferi e correnti d’aria.

Infine…

Come tutte le cose della vita, anche in questo caso la conclusione che possiamo trarre è che tutti i passaggi riescono ad avere più successo se fatti gradualmente. Grazie a queste piccole accortezze la talea eviterà shock, stress e complicazioni e sono sicura che anche voi sarete più felici!

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A presto,

Francesca.

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