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Coltivazione SENZA terra: tutti i segreti e i VANTAGGI della SEMI IDROPONICA

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Ma lo sapete che le piante possono essere coltivate anche senza terra? E sapete che ci sono anche tantissimi vantaggi? Se siete curiosi e volete scoprire come trasferire e coltivare una pianta in semi idroponica leggete questo articolo fino alla fine. Condividerò con voi tutto quello che ho imparato negli ultimi 3 anni su questa coltivazione utile, divertente e innovativa.

Sono abbastanza sicura che vi sarà già capitato di sentir parlare di semi idroponica, idroponica, idrocoltura e simili… ma magari avete le idee ancora confuse e vorreste una guida passo passo per realizzarla semplicemente a casa. Io ho cominciato a coltivare in semi idroponica circa 3 anni fa ma, quando io mi sono approcciata a questo metodo di coltivazione, ho trovato 0 informazioni online in italiano quindi mi sono documentata da fonti americane ed ho sperimentato tanto per conto mio. Adesso sono appunto 3 anni che coltivo le piante in semi idroponica e, anzi, la maggior parte delle mie piante sono in un substrato inerte perché ho ottenuto moltissimi vantaggi – che ovviamente vi spiegherò nel dettaglio.

Cos’è la semi idroponica

In breve: la semi idroponica è un tipo di coltivazione alternativa alla più comune in terriccio dove il substrato, appunto, cambia e diventa inerte. Gli inerti faranno salire per capillarità l’acqua e forniranno così idratazione e nutrimento alla pianta. Le radici, infatti, non toccano mai direttamente l’acqua.  

Inerti che possiamo utilizzare

Personalmente uso diversi inerti in base alla grandezza e all’esigenze della pianta. Perlite, seramis, lechuza-pon (ovvero un insieme di 3 inerti + concime granulare a lento rilascio creato dall’azienda Lechuza) o argilla espansa, insomma tutti gli inerti sono validi. L’argilla espansa ha un unico grande pro: è enonomica, durevole, facilmente reperibile ovunque.

I 3 sistemi più comuni

  • barattolo o bicchiere in vetro. PRO: il contenitore è unico, economico, lo abbiamo già in casa, possiamo vedere facilmente le radici e controllare il livello dell’acqua; CONTRO: non si può pulire facilmente il contenitore senza estrarre tutto.
  • vaso e coprivaso. PRO: doppio contenitore quindi per la pulizia e per far respirare meglio le radici della pianta; CONTRO: non è visibile la riserva d’acqua.

Io uso tutti e tre i metodi in base alla pianta che ho davanti. Con una talea o una piccola pianta spesso uso un bicchiere o un barattolo in vetro riciclato, gli altri due metodi in genere li utilizzo per piante più grandi.

Il concime 

Pon a parte (che comunque garantisce l’azione fertilizzante solo per sei mesi/un anno) quando coltiviamo una pianta in casa non possiamo mai ignorare il concime. Essendo qui la pianta poi in un supporto inerte, che quindi non fornisce alcun nutrimento, se non ci preoccupiamo di concimare con regolarità avremo, alla lunga, delle carenze nutritive.

C’è chi suggerisce di usare un normale concime per piante verdi, che magari tutti abbiamo già in casa, diluito però di molto ovvero circa di quattro volte. E’ un metodo sicuramente valido ma è suscettibile di errori: come regolarsi in maniera davvero efficace ogni volta? Troppo concime potrebbe letteralmente bruciare la pianta. Perciò personalmente preferisco usare concimi specifici come l’Idropon R della Flortis che trovate cliccando qui: dura anche 6 mesi quindi è veramente comodo da utiizzare. Se ne mette un po’ sul fondo del vaso, secondo le dosi indicate sotto l’etichetta removibile.

Il livello dell’acqua

Nella semi idroponica, come abbiamo detto, l’acqua viene sempre posta a circa un terzo del vaso. Questo permette di non far entrare le radici direttamente a contatto con l’acqua e quindi consente un’areazione e ossigenazione ottima del substrato.

Volendo spendere due parole sull’acqua, la migliore è sempre quella poco calcarea. Quando riusciamo è bello poter usare l’acqua piovana (quando piove io lascio sempre qualche secchio sul balcone – ottima sempre per tutte le piante anche quelle in terra ovviamente), oppure possiamo usare l’acqua filtrata o l’acqua distillata. Ovviamente non succede niente se utilizziamo l’acqua del rubinetto, magari lasciata un po’ riposare nell’annaffiatoio, ma se stiamo coltivando una pianta un po’ più esigente scegliere dell’acqua migliore può fare la differenza.

Come trasferire una pianta in semi idroponica 

Vediamo quindi praticamente come fare la semi idroponica. Prendiamo una pianta che si trova in terra, comprata da almeno un mese (meglio farla ambientare in casa nostra prima di cambiarle il substrato) e svasiamola dal vaso di coltivazione.

Anzitutto, dobbiamo togliere la terra dalle radici. Dobbiamo toglierne il più possibile aiutandoci con uno stecchetto. Questo è un passaggio fondamentale e va fatto con molta calma proprio perché dobbiamo cercare di non stressare/rompere le radici. Verso la fine, possiamo aiutarci anche con un po’ d’acqua ma sempre con delicatezza, anche lasciandola un po’ ammollo. 

Non va lasciata alcuna traccia di terra perché lasciando terra all’interno di una coltivazione ad alta umidità, come quella semi idroponica, possono facilmente arrivare muffe o parassiti.

Scegliamo il sistema chiuso o aperto in base alle nostre preferenze. Mettiamo un cucchiaino di concime, inerti, pianta, inerti, acqua fino ad un terzo o indicatore max. Ecco la nostra pianta in coltivazione semi idroponica!

Il Flush

Il Flush è una pratica 2.0. Si fa generalmente prima della successiva concimazione e serve a pulire gli inerti dai residui e mantenere il sistema pulito. Basta far scorrere acqua per un tot di secondi attraverso il vaso di coltivazione se questo è removibile o forato. Se stiamo coltivando in un barattolo di vetro e vogliamo pulirlo, dobbiamo togliere tutto e poi rialloggiare con calma.

Nel caso stiamo usando Idropon R facciamo un bel flush e pulizia del vaso ogni 6 mesi circa. Non è una pratica indispensabile, spesso ho coltivato piante in barattolo molto più a lungo prima di pulire tutto, limitandomi solo a raboccare l’acqua quando si esauriva. Ma può aiutare tenere pulito, di tanto in tanto, l’apparato radicale, gli inerti e il contenitore.

Le piante più adatte

Non credo che sia giusto indicarvi in assoluto le piante più adatte alla semi idroponica. Questo perché, ad esclusione di quasi tutte le succulente (anche se la sansevieria, ad esempio, reagisce bene alla semi idroponica), delle cactacee in genere o delle peperomie (che sono semi succulente e non danno il meglio di loro in questo sistema – per la mia esperienza) quasi tutte le piante possono essere passate in semi idroponica. Ovviamente, durante il cambio di substrato, teniamo d’occhio la pianta e assicuriamoci che non mostri sofferenza.

Ad ogni modo i riscontri migliori usando questo tipo di coltivazione finora li ho avuti con: i philodendri, la begonia maculata, le marante, gli scindapsus, i pothos, le tradescantie, le diverse monstere, i syngonium, ma anche con gli avocado e il bambù della fortuna (dracena sanderiana). Alcune piante però, sopratutto se rizomatose, come le alocasie, sono suscettibili a marciume quindi sto attenta a fare respirare di più le radici: quando termina la riserva d’acqua, aspetto qualche giorno e poi rabocco.

Gli errori più comuni

Tra gli errori più comuni che tutti facciamo quando ci approcciamo alla semi idroponica c’è sicuramente l’euforia e quindi la fretta di voler trasferire tutte o gran parte delle nostre piante in semi idroponica, senza aver prima sperimentato almeno un po’. Se è la prima volta che provate questo tipo di coltivazione io consiglio di cominciare da una pianta a cui non tenete moltissimo così da testarvi con questo metodo e non rimanerci troppo male in caso di fallimento (la pianta potrebbe morire perché abbiamo stressato troppo le radici o perché magari non stava tanto bene da prima, ad esempio). Altro errore che spesso si fa è quello di scegliere un vaso troppo grande: il vaso va scelto sempre tenendo conto dell’apparato radicale e non della dimensione della pianta, ma questa regola vale anche per la terra come ho detto in altri video. Altro errore è quello di concimare troppo oppure mai: il concime va anche bene non metterlo per il primo mese così da dare alla pianta il tempo per abituarsi al nuovo substrato ma successivamente non va trascurato.

I vantaggi della semi idroponica

Ed alla fine parliamo dei vantaggi per cui la semi idroponica è diventata una della coltivazione principali che utilizzo in casa. Primo fra tutti la diminuzione dei parassiti: questi esserini trovano nella terra una casa perfetta per riprodursi mentre negli inerti, proprio perché tali, hanno più diffolcoltà ad errivare e proliferare. Poi c’è l’aspetto ”comodità”: sbagliare le annaffiature è ridotta al minimo, se si mantiene la riserva d’acqua ad un terzo del vaso non dobbiamo temere i ristagni idrici che avvengono in terra e poi, se andiamo fuori casa una settimana, le piante sono più indipendenti grazie proprio alla riserva d’acqua. Inoltre, tra gli inerti, le radici sono ottengono maggiore areazione. Risulta anche più semplice fare i rinvasi in casa perché gestire gli inerti in vaso sporca meno. Altro motivo è di natura estetica: se usciamo sistemi chiusi e in vetro possiamo vedere le radici crescere in tutta la loro bellezza e monitorarne la salute. La semi idroponica garantisce anche una migliore umidità ambientale, per tutte quelle piante che ne hanno bisogno.

➜ Per il VIDEO YOUTUBE relativo a questo articolo clicca qui o sull’immagine qui sotto:

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A presto,

Francesca.

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