Avete sicuramente sentito parlare del fatto che un buon substrato per piante deve essere DRENANTE. Ma cosa significa esattamente DRENANTE? E come possiamo farlo in casa?
Partiamo dal fatto che è possibile trovare in commercio, soprattutto online, dei substrati già pronti da utilizzare senza alcuna modifica. Ma non è sempre facile trovarli. Ecco perché adesso vedremo insieme come creare facilmente tre substrati top: uno base, uno base 2.0, adatto a tutte le tropicali in genere, e uno leggermente più ricco ottimo per tutte le araceae (come la Monstera, ad esempio).
Perché è importante creare un buon substrato?
Spesso mi sottopongono foto di piante messe molto male, come quella che ho salvato in questo video, e mi fanno tante domande circa la luce, il concime, l’acqua ecc – tutte cose importanti, per carità – ma nessuno mi chiede mai nulla riguardo al substrato. Quasi nessuno si pone il problema di coltivare la pianta nel giusto mix di terriccio eppure – se ci pensate – il substrato in cui si trovano le radici della pianta è la casa della pianta stessa, il luogo in cui cresce e prospera e non possiamo trascurarlo o ignorarlo.
Radici sane = pianta sana
Le nostre piante possono avere X problematiche durante la loro vita: possono prendere i parassiti, possono subire una scottatura da sole, possono deperirsi perché ci dimentichiamo di concimarle troppo a lungo ecc ecc ma se le radici restano sane c’è sempre modo di recuperare. E le radici sono sane in un ambiente idoneo che, anzitutto, deve essere leggero e areato, spazioso, comodo e non compatto e soffocante.
Regole generali e annaffiatura
In linea di massima un ottimo substrato è costituito da un insieme di ingredienti che vanno a creare un mix leggero e ricco di inerti. Questo garantisce il famoso ‘’drenaggio corretto’’: quando annaffiamo una pianta da sopra, l’acqua entra nel terriccio e lo bagna, idratandolo; ma poi non deve restare lì ad inzupparlo: l’acqua deve attraversarlo senza ristagnare e poi uscire correttamente dai fori di scolo. Questa procedura standard può essere sostituita, come dico e consiglio spesso, anche dalla subirrigazione che vuol dire annaffiare la pianta da sotto, per assorbimento, metodo che ci permette di mantenere il primo strato di terra asciutto, scongiurando il sopraggiungere di moscerini ed evitare qualche errore di inesperienza. Che l’irrigazione avvenga da sopra o da sotto, dopo aver attraversato i fori di scolo, l’acqua può rimanere nel sottovaso o nel coprivaso circa una mezz’oretta, per idratare appieno il panetto di terra, ma poi l’eccesso deve essere scolato.
Ma, anche se facciamo tutto questo processo di annaffiatura al meglio, il substrato resta un punto cruciale che non possiamo trascurare per la salute della pianta: non solo per il corretto drenaggio ma anche per la corretta areazione del terriccio. Un buon substrato riduce al minimo la possibilità dei tanto temuti marciumi radicali e garantisce il giusto habitat per far prosperare radici sane e forti.
Substrato base
Cominciamo con il creare un substrato generico super basic composto da soli due ingredienti. Questo è un substrato facile e rapido che già garantisce un ottima casa per le radici delle nostre piante. Prendiamo una parte di terriccio universale di buona qualità come questo e aggiungiamo un inerte come ad esempio la questa perlite. La composizione affinché sia drenante è di circa 60% terriccio e 40% perlite. Questo mix, come vedete, è super basic ma fa la differenza rispetto all’utilizzare il terriccio universale così come esce dal sacchetto.
Substrato base 2.0
Se vogliamo far fare un salto di qualità a questo substrato base e utilizzarlo al meglio per la maggior parte delle piante da interno possiamo aggiungere anche: chips e fibra cocco e carbone vegetale. Chips e fibra cocco contribuiscono ad alleggerire il mix per un’areazione corretta del substrato e il carbone vegetale serve a mentenere l’ambiente pulito, disinfettato, scongiurando le proliferazioni batteriche.
Substrato per araceae
Se vogliamo rinvasare una Monstera, un’Alocasia, un Filodendro o magari un Anthurium al substrato base, quindi quello fatto di terriccio universale e perlite, possiamo aggiungere sempre chips e fibra cocco + carbone vegetale ma anche bark e sfagno. Il bark è corteccia di pino o abete mentre lo sfagno, di cui il migliore è lo sfagno cileno, è un tipo di muschio coltivato appositamente ed essiccato: oltre a rendere il substrato particolarmente leggero, entrambi trattengono benissimo l’acqua, rilasciandola però gradualmente: questo fattore mantiene il substrato idratato più a lungo e garantisce al tempo stesso una perfetta ossigenazione radicale.
Se hai bisogno di aiuto per un rinvaso, non perdere questo video dove ne parlo e utilizzo i mix qui creati!
Conclusioni
Ovviamente di substrati se ne possono fare decine e decine tutti diversi. Si può sperimentare includendo inerti nuovi, componenti diversi, magari modificare le percentuali dei mix adattandole al proprio ambiente domestico – perché ogni casa ha la sua specifica areazione e umidità ambientale perciò è bello e utile adattare i substrati alle nostre personali esigenze.
Io qui vi ho proposto 3 mix da cui potete partire: uno super base, uno base 2.0 e uno specifico per araceae. Ma, quando avrete preso dimestichezza, vi esorto a creare una vostra personale ricetta, un vostro personale mix – perché è divertente ma anche stimolante continuare a sperimentare per trovare nuovi substrati e migliorare la vita delle nostre piante da interno.
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A presto,
Francesca.